Mi hanno detto che ho poco osso...

Spesso visitiamo pazienti scoraggiati perché è stato loro detto che hanno poco osso e devono rassegnarsi a portare per sempre protesi mobili. Fin dalla fondazione abbiamo lavorato per ricercare e sviluppare le tecniche più innovative e le migliori tecnologie per garantire interventi veloci, sicuri e mini-invasivi per ricostruire l'osso e far tornare i nostri pazienti a masticare e sorridere con denti fissi.

prof. Mario R. Cappellin, fondatore e direttore della clinica

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    Rigenerazione ossea

    Spesso i nostri pazienti si presentano alla nostra attenzione scoraggiati dall’idea di non poter sostituire i denti persi con soluzioni protesiche fisse a causa della mancanza di osso.

    Nonostante i continui progressi in relazione a metodi e materiali da innesto, le procedure chirurgiche di rigenerazione ossea convenzionali rimangono ancora piuttosto invasive, soprattutto per quanto riguarda la durata dell’intervento.

    La prima buona notizia è che spesso, eseguendo una TC cone beam (una tomografia computerizzata volumetrica a bassa dose di raggi) si riescono a trovare zone ossee sufficienti per posizionare impianti, senza dover effettuare ricostruzioni ossee.

    La seconda buona notizia è che, grazie ai continui investimenti nelle tecnologie più moderne e alla ricerca di soluzioni innovative, possiamo offrire ai nostri pazienti interventi veloci, sicuri e mini-invasivi quando è necessario ricostruire l’osso.

    alla presenza di un laboratorio odontotecnico all’interno della nostra struttura, riusciamo a trovare una soluzione personalizzata ed adatta ad ogni esigenza. Abbiamo infatti messo a punto un protocollo semplice ma accurato e preciso (fino alla grandezza di pochi micron), in grado di creare una struttura di sostegno utile a ricostruire anche ampie porzioni di osso e di ridurre drasticamente i tempi delle sedute chirurgiche.

    Perché occorre rigenerare l'osso?

    Un volume osseo adeguato è indispensabile per garantire stabilità ed estetica ottimale di denti ed impianti dentali, per questo, quando è possibile, è preferibile posizionare l’impianto nella stessa seduta in cui viene programmata l’estrazione dell’elemento dentale irrecuperabile da sostituire (impianto post-estrattivo).

    Infatti se la fixture implantare (perni/viti all’interno dell’osso a sostegno di una corona dentale) è posizionata in un osso fortemente riassorbito in altezza, la corona in ceramica integrale (corona senza metalli, metal free) sarà troppo bassa rispetto ai denti naturali adiacenti (immagine 1), rendendo inefficace la masticazione. Si potrebbe allora fabbricare una corona più lunga ottenendo però un risultato estetico sgradevole. Se invece si posiziona la fixture dell’impianto a livello dei denti vicini senza considerare la retrazione dei tessuti duri (osso) e molli (gengive), allora le componenti metalliche dell’impianto risulteranno essere esposte fuori dall’osso (immagine 2), soggette all’attacco dei batteri del cavo orale. Nel momento in cui un impianto dentale è soggetto alla carica batterica va incontro inevitabilmente ad infezioni ed infiammazioni croniche (perimplantiti) che possono portare alla perdita dell’impianto, proprio come avviene con parodontiti e denti naturali.

    Riassorbimento osseo

    Cause del riassorbimento osseo

    A seguito dell’estrazione programmata di un elemento dentale o alla naturale perdita dello stesso, spesso si verifica un fisiologico riassorbimento a carico dell’osso (fino a 4 mm annui). Ciò avviene perché in mancanza dello stimolo del carico masticatorio all’interno dell’osso, questo tende a diventare meno resistente (teoria del meccanostato di Frost). Il posizionamento di protesi mobili o semi-mobili (scheletrato) accelera questo processo poiché questi dispositivi distribuiscono la forza masticatoria sopra l’osso e non al suo interno.

    Anche la paradontite (comunemente conosciuta con il nome di “piorrea”), ovvero l’infiammazione cronica del parodonto (gengiva aderente, osso alveolare e legamento parodontale), dovuta alla placca batterica e agli accumuli di tartaro, può dare origine a questo processo di riassorbimento osseo. Nel momento in cui le gengive non sono più sostenute dal tessuto osseo si assiste a fenomeni di ritrazione gengivale scoprendo il colletto dei denti che diventa più sensibile al contatto con sostanze calde/fredde, dolci, acide (come ad esempio la frutta). Quanto più si ritirano osso e gengive tanto meno sostegno hanno i denti, che quindi diventano mobili, fino ad arrivare alla loro avulsione spontanea.
    Le nostre avanzate tecniche rigenerative ci consentono di arrivare a dimezzare i tempi di guarigione dei tessuti, annullando il rischio di rigetto (più propriamente “mancata integrazione dell’innesto osseo”) e favorendo i processi biologici alla base della naturale rigenerazione ossea.

    Come ricostruiamo l'osso

    Grazie all’ausilio di una TC ConeBeam (tomografia computerizzata a basso dosaggio di radiazioni ed alta definizione), riusciamo a scansionare i volumi ossei e riprodurli in 3D grazie ad una stampante tridimensionale.

    In questo caso si vede una mandibola, ma la stessa procedura viene usata quando si deve ricostruire l’osso superiore con la tecnica del grande rialzo di seno mascellare su cui il prof. Cappellin ha pubblicato un articolo scientifico in cui espone la sua metodica mini-invasiva con oltre 125 casi di successo.

    Le tecnologie presenti all’interno del nostro laboratorio interno, ci permettono di produrre tutto in sede e seguire con minuziosa attenzione ogni passaggio.

    La forma dell’osso da ricostruire viene simulata (in questo caso sul modello stampato in 3D, in altri casi direttamente utilizzando un software che elabora la TAC dentale) e si stabilisce sia la quantità di osso, sia la forma della membrana che sarà necessaria per proteggerlo.

    Per i grandi difetti ossei, progettiamo sul modellino stampato una griglia anatomica customizzata in titanio (materiale biologicamente inerte) che sarà il sostegno dell’innesto osseo.

    La griglia anatomica ha il compito di proteggere l’innesto da micromovimenti a che porterebbero alla sua mancata osteointegrazione con conseguente rigetto. Infatti l’osso alveolare è continuamente sottoposto alla pressione dei muscoli della lingua, delle guance e delle labbra.

    La griglia viene poi fresata con macchinari di estrema precisione, pulita, imbustata e sterilizzata per essere pronta all’utilizzo durante l’intervento chirurgico: questa metodica fa risparmiare moltissimo tempo (circa 30 minuti di intervento contro 2 ore con metodiche di GBR convenzionali) e riduce il rischio di gonfiore post-operatorio.

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    Ricostruzioni ossee minori

    In molti casi in cui è necessario estrarre i denti, l’osso circostante è stato danneggiato e occorre rigenerare l’osso per poter garantire il successo implantare nel lungo periodo, oltre a una corretta estetica della corona su impianto: il prof. Cappellin ha pubblicato un articolo scientifico su oltre 100 casi di successo di ricostruzione ossea contestuale all’estrazione con una metodica mini-invasiva.

    Nel caso di piccoli difetti ossei utilizziamo invece delle membrane sintetiche non riassorbibili in PTFE (politetrafluoroetilene), sagomate a seconda del difetto. Si tratta di membrane molto studiate in letteratura odontoiatrica e medica, rappresentano il gold standard nelle tecniche di rigenerazione ossea e tessutale guidata (GBR e GTR) essendo costituite da un materiale biologicamente inerte che consente una corretta vascolarizzazione dell’innesto, mantenendo però l’effetto barriera così che non ci sia una proliferazione di tessuto fibroso o penetrazione batterica. Potrà così formarsi un tessuto osteoide che si trasformerà poi in nuovo osso mineralizzato.

    Per velocizzare la guarigione degli innesti di osso utilizziamo materiale autologo (cioè derivato dallo stesso paziente): le membrane di PRF, derivato piastrinico ottenuto da un prelievo di sangue del paziente, insieme a piccole porzioni di osso recuperate durante l’intervento di preparazione del sito implantare. Se i volumi di osso da ricostruire sono importanti allora si arriva all’integrazione (percentuale inferiore al 50% del totale dell’innesto) con un biomateriale osseo privato di componenti organiche (calcio in una particolare configurazione tridimensionale), conforme e certificato secondo gli standard internazionali.

    Durante la fase chirurgica, un aspetto fondamentale per la buona riuscita dell’intervento è l’accuratezza nel disegnare e maneggiare il lembo muco-periosteo, da considerare come una “coperta” altamente vascolarizzata che andrà a ricoprire e proteggere il nuovo spessore osseo. Nella nostra struttura, oltre alla preparazione tecnica consolidata da diversi anni di esperienza, utilizziamo le membrane PRF per accelerare la guarigione del lembo e diminuire i processi infiammatori quali edemi, tumefazione e dolore grazie alla presenza di fattori di crescita, ed ottenere contestualmente un volume ottimale dei tessuti molli.

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