Cappellin Simplified Sinus Lift

Grazie alla metodica mini-invasiva che abbiamo messo a punto, abbiamo drasticamente ridotto la durata dell’intervento di grande rialzo e praticamente eliminato ogni fastidio postoperatorio, pubblicando questi nostri risultati su oltre 125 casi di successo con un articolo scientifico sulla rivista internazionale JSPIR.

prof. Mario R. Cappellin, fondatore e direttore della clinica

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    Grande rialzo di seno mascellare

    ll seno mascellare o antro di Higmoro è uno spazio vuoto posto nell’osso mascellare, di fianco alla cavità nasale, tra lo zigomo e le radici dei denti posteriori.

    L’estrazione o la perdita di premolari e molari porta a un processo di riassorbimento dell’osso mascellare alveolare verso l’alto e ad una pneumatizzazione del seno mascellare che si estende verso il basso: questo avviene perché l’osso non ha più la funzione di sostenere i denti ormai persi; ne risulta uno spessore osseo insufficiente anche per l’inserimenti di un impianto osteointegrato.

    Per aumentare nuovamente l’altezza di osso, al fine di permettere la chirurgia implantare, è possibile effettuare una ricostruzione ossea mediante rialzo del pavimento del seno mascellare (sinus lift).

    Quando l’altezza dell’osso è di almeno 5 millimetri si procede con un mini rialzo del seno mascellare, con un piccolo accesso crestale attraverso lo stesso foro che si userà per posizionare l’impianto nell’osso.

    Il piccolo rialzo di seno consiste nello “spingere” in alto la membrana del seno pavimento del seno tramite osteotomi, in modo da sollevarla di pochi millimetri “riempiendo” lo spazio creato con un innesto osseo, permettendo l’inserimento contestuale dell’impianto.

    Il vantaggio del mini rialzo di seno mascellare è relativo alla ridotta invasività dell’intervento; il contro è la mancanza di controllo, sia visivo sia chirurgico, dell’operazione, che fallisce qualora per qualsiasi motivo la membrana si dovesse lacerare invece che sollevarsi come previsto.

    Alternativa al mini rialzo di seno mascellare, soprattutto quando l’altezza dell’osso è invece inferiore a 5 millimetri, è il grande rialzo del seno mascellare.

    La tecnica prevede l’apertura di una botola ossea laterale, nella parete di osso sotto lo zigomo, in modo da avere un accesso diretto per lo scollamento della membrana di Schneider. Si tratta di un intervento molto delicato, è fondamentale un’adeguata tecnica chirurgica oltre che l’ottima abilità dell’operatore che esegue l’intervento per mantenere l’integrità della membrana.

    Una volta spostata e rialzata la membrana del seno, si procede con l’inserimento di osso sintetico che nel nostro caso viene arricchito con PRGF e PRF, cioè fattori di crescita derivati dal sangue del paziente. Questo innesto funge da sostegno per la formazione di nuovo tessuto osteoide che poi si trasformerà in vero e proprio osso mineralizzato nel giro di pochi mesi adatto per l’inserimento implantare.

    Metodica innovativa mini invasiva per il grande rialzo

    Abbiamo messo a punto una serie di protocolli che, grazie alle innovazioni tecnologie, hanno consentito di ridurre drasticamente il tempo dell’intervento e di guarigione, aumentandone la precisione e diminuendo la necessità di una prolungata terapia farmacologica.

    Prima dell’intervento realizziamo una dima (guida) chirurgica che consente di individuare in modo preciso la zona di accesso per introdurre l’innesto osseo, permettendo di limitare il lembo chirurgico. La finestra ossea viene realizzata con piezochirurgia (piezosurgery): gli ultrasuoni permettono di incidere il tessuto osseo senza ledere le strutture molli circostanti come la membrana schneideriana.

    Il nostro protocollo di integrazione farmacologica a base di fitoterapici e aerosol, permette di favorire la pulizia e le difese immunitarie senza ricorrere a terapie antibiotiche prolungate, a tutto vantaggio della salute dei pazienti. Inoltre, mediante l’uso di PRGF e di PRF (concentrati piastrinici derivati dal sangue del paziente e ricchi di fattori di crescita) abbiamo azzerato il rischio di rigetto (più propriamente la “mancanza integrazione”) del materiale di innesto, velocizzato la guarigione e soprattutto ridotto in modo significativo i sintomi postoperatori, praticamente eliminando il dolore postoperatorio e riducendo comunque al minimo il gonfiore.

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