Alito cattivo? Spesso sono gli altri a sentirlo...

Fino al 40% delle persone soffre di alitosi, ma pochi se ne accorgono, creando imbarazzo nelle relazioni;
abbiamo chiesto al prof. Mario R. Cappellin (professore a contratto di Ergonomia e Discipline odontoiatriche all’Università di Modena e Reggio Emilia) quali sono le cause e le soluzioni per eliminare l’alito cattivo.

Professor Cappellin, se l’alitosi è un disturbo così diffuso, perché po- chi conoscono la causa più comune?
Premettiamo che spesso la persona interessata non si accorge di avere l’alito cattivo, perché è come assuefatta dall’abitudine: spesso sono le persone a lei vicine a farglielo notare, ma altrettanto spesso capita che per imbarazzo nessuno si osi a parlarne con il diretto interessato, che ne rimane all’oscuro.
Quando il paziente si rivolge al medico, la tendenza è di indagare per escludere patologie, anche gravi, che possono causare il sintomo dell’alitosi, come il reflusso gastrico, il diabete, l’insufficienza renale, sinusiti di origine micotica e gravi patologie dell’apparato respiratorio.
La realtà è che, nella stragrande maggioranza dei pazienti, l’alitosi è causata dalla malattia parodontale, da una igiene orale non efficace e/o da carie non curate.

L’alito cattivo può essere correlato all’alimentazione?
Ci sono alcuni cibi, come per esempio aglio e cipolla, che possono dare origine a un alito maleodorante, ma in questo caso si tratta di un episodio temporaneo, che svanisce dopo poco tempo. A meno che vengano assunti quotidianamente questi alimenti in quantità, l’alimentazione non è la causa dell’alitosi.

Cosa ci può dire dell’alito cattivo nei fumatori?
Il fumo può generare odori sgradevoli, che spesso rimangono anche sugli indumenti del fumatore e possono indurre a pensare che i fumatori abbiano l’alito cattivo a causa del fumo.
In realtà, quando questo avviene, l’alitosi è correlata a una grave forma di malattia parodontale, che è appunto peggiorata dall’abitudine al fumo, aumentando quindi il sintomo dell’alitosi.

Esistono prodotti in grado di contrastare l’alitosi? Cosa si può fare per curare l’alitosi?
Colluttori, chewing-gum e spray hanno solo un effetto temporaneo e non risolvono il problema, perché agiscono sul sintomo e non sulla causa. L’alitosi non è un sintomo, occorre quindi curare la causa, la malattia parodontale, che oltre all’alito cattivo può causare gravi danni alla salute della bocca.
La buona notizia è che si può curare, soprattutto se si interviene precocemente.
La malattia parodontale è un’infiammazione gengivale di origine batterica, causata dall’accumulo di residui di tartaro, soprattutto sottogengivali: questo crea il distacco della gengiva dalle radici dei denti, con la formazione di tasche parodontali che si riempiono di batteri e residui di cibo.
La fermentazione e la putrefazione che ne conseguono sono la causa più frequente dell’alitosi, tanto più evidente quanto più è grave la situa zione parodontale.

Come si cura la malattia parodontale?
Anzitutto è necessaria una visi- ta specialistica parodontale, con odontoiatra e igienista esperti nella diagnosi e nella cura di questa patologia, molto spesso ignorata e trascurata.
Spesso ci capita di incontrare in prima visita pazienti che si sottoponevano regolarmente ai controlli dentistici, ma a cui non era mai stata diagnosticata la malattia parodontale.
Per curare la malattia parodontale si procede in tre importanti passaggi: l’igiene professionale (la cosiddetta detartrasi), sedute di levigatura radicolare per eliminare il tartaro sotto gengivale e terapia laser per eliminare l’infiammazione e favorire la guarigione delle gengive.

Comunicazione sanitaria informativa ai sensi delle leggi 248/2006 e 145/2018 (comma 525) curata dalla Cappellin Foundation srl Società Benefit per conto della Clinica dentale Cappellin srl Società Benefit (aut. san. 60bis, direttore sanitario dr. Mario R. Cappellin, odontoiatra, Albo TO 2272).

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